giovedì 25 febbraio 2010

Un ringraziamento...

Un ringraziamento di tutto cuore mi ritrovo a farlo a tutte quelle persone che hanno creduto alle mie informazioni, ho persino letto mie frasi in siti davvero importanti, questo vuol dire che vi siete documentati con me e quello che ho detto non è andato perso nelle pagine del web.

L'unica cosa che mi rimane da fare è quella di raccomandarvi di non vendere falsi storici per pillole di verità ed essere integri con il nostro passato.
Documentarvi e consumare solo bontà veramente storiche, non permettete che nessuno vi beffi, la storia c'è, è tra noi, basta leggerla per sapere la verità!

Vi saluto Elena

mercoledì 30 dicembre 2009

Le sorelle Marolles

Nel Borgo venariese si vede una torretta che spicca su tutti gli altri tetti.
Era la torre delle Trois Marolles. Le due sorelle e la madre che data la loro bellezza conquistarono Carlo Emanuele II di Savoia, infatti da Gabriella di Mesme di Marolles e il duca nacque Francesco Agostino, futuro conte delle Lanze.

sabato 5 dicembre 2009

Il Fantasma del Grissino

Quando si parla della Venaria Reale è solito ricordare il Fantasma del Grissino. Venaria è la culla del grissino, sorta di pane biscotto di forma lunga dalla consistenza friabile, camminando nella contrada Maestra, verso quella che oggi è piazza Don Alberione, si trovava la bottega della Ghersa, antico pane di forma allungata, mal cotto quindi inquinato di germi patogeni intestinali che creavano delle forti gastrointeriti.
Il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia era assai fragile come ragazzo, soffriva soprattutto di disturbi intestinali (in particolare di gastroenterite batterica) che ne determinavano un difficile sviluppo ed una struttura assai gracile. Questo lo portò quasi alla morte, fu allora che sua madre Maria Giovanna Battista di Nemours chiamo il medico di corte Don Baldo Pecchio (di Lanzo Torinese) per trovare una cura, il quale ebbe un'incredibile trovata. Si dice che il medico avesse sofferto in gioventù di analoghi disturbi intestinali che erano stati guariti con pane "ben lievitato, ben cotto, con poca mollica e molto croccante".
La sua diagnosi e il successo di quell'esperienza giovanile spinsero il medico di corte a rivolgersi al panettiere di casa Savoia, Antonio Brunero di Lanzo, per riproporre tale terapia. Dalla preparazione della Ghersa separò delle lunghe liste di pasta lievitata, larghe circa mezzo pollice e lunghe due spanne per poi stirarle con "il solo movimento delle mani e la trazione delle braccia".
Da tali listarelle, così stirate, poste successivamente a cottura, i due sperimentatori erano così riusciti ad ottenere dei "bastoni di pane ben cotti, anzi "bis-cotti", con assenza quasi totale di acqua, friabili, aromatici, con poca o nulla mollica e tanta crosta dorata". In altre parole il prodotto che si riteneva indispensabile per tentare di guarire il giovane sovrano.
Fu così che dopo la sua guarigione Amedeo di Savoia restò legato a Venaria a tal punto che il suo fantasma, si dice, sia ancora all'interno della Reggia, girovagando con un grissino appena sfornato in mano.

giovedì 29 ottobre 2009

Sapete cos'è un bagnà?

I bagnà erano i biscotti artigianali per accompagnare il bicerin. Erano raggruppati in "cavagnette" di diverse dimensioni. I bagnati erano ben quattordici:
-Crocion
-Torcet
-Forè
-Briòss
-Democratich
-Pupe'd monia
-Savoiardin-a
-Picol 'd frà
-Briciolan
-Tortiglié
-Parisien
-Chifel
-Garibaldin
-Michette
Ora fate un tuffo nel passato ed immaginatevi di riscaldarvi il cuore con latte, caffè, cioccolata nelle dosi che preferite, insomma facendo il vostro bicerin, e di tuffarvici dentro queste vere delizie.

Sapete chi erano Bigio e Bigia?


Erano proprio Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin ( Rosa Vercellana), si racconta nel qual di Venaria che fossero talmente innamorati l'uno dell'altra che proprio non badassero all'altisonanza del nome di lui, semplicemente decidessero di vivere il loro rapporto nel più semplice dei modi.

mercoledì 28 ottobre 2009

Il bicerin oggi

Nel 2001 il bicerin è stato riconosciuto come "bevanda tradizionale piemontese" con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2001/10/suppo1/00000001.htm
Infatti da Torino a tutto il Piemonte ognuno ripropone la versione più sua, ma nessun locale può fare propria la ricetta, questo perchè il bicerin veniva servito in tre calici bollenti da rimescolare a proprio piacere quindi non esistevano dosi esatte di quanto cioccolato o latte o caffè bisognasse mettere nel "Tazon".

Che cos'è il Bicerin

Il bicerin è l’invenzione di una gustosa evoluzione della bavareisa, una bevanda di gran moda nel fine settecento che veniva servita in grossi bicchieri: era fatta di caffè, cioccolato, latte e sciroppo.
Il rituale del nuovo bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fiur (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ’n poc ’d tut (ovvero un pò di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre.
http://www.tuttostoria.net/focus_altro.asp?id=183
Cito Alexandre Dumas : "Parmi les belles et bonnes choses remarquées à Turin, je n'oublierai jamais le bicerin, sorte d'excellente boisson composée de café, de lait et de chocolat, qu'on sert dans tout les cafés, à un prix relativement très bas".